Sentieri micaelici e antiche strade nel territorio di Crispiano

Il territorio di Crispiano si conferma meta prediletta del turismo esperienziale e naturalistico. Dopo l'affermazione della Rotta dei due Mari (da Polignano a Mare a Taranto) e della Via Ellenica (da Brindisi a Matera), entrambi cammini laici, si concretizza la proposta spirituale con i sentieri di San Michele Arcangelo.
Crispiano è da secoli terra di transito, un crocevia importante di antiche vie pubbliche ed erbose attraversate da mercanti pastori e pellegrini.
Il pellegrinaggio verso i luoghi di culto ha da sempre rappresentato un momento di riavvicinamento al creato e al suo creatore risvegliando le coscienze da quel torpore che imbriglia la nostra parte animica.
Nella stessa enciclica Laudato sí, Papa Francesco pone attenzione sulla crisi ambientale della Terra e la crisi sociale dell'umanità: “neppure il progresso tecnologico più prodigioso può ristabilire quell'autentica connessione fra uomo e natura se non si applica un'ecologia integrale...”
I sentieri si articolano in aree naturalistiche, prevalentemente private e incontaminate, antropizzate fin dalla preistoria e che hanno visto il susseguirsi di numerose civiltà lasciando il segno indelebile del loro passaggio.
Dai Longobardi abbiamo ricevuto l'eredità del culto micaelico che per secoli ha sovrainteso sulla vita di uomini e donne che con il loro duro lavoro hanno raccolto i frutti di una terra prospera e feconda.
Luoghi di contemplazione e silenzio, luoghi d'incontro di due antiche comunità, Statte e Crispiano che, nel ricordo dei padri, proseguono da secoli quest'antica tradizione spirituale ancora tangibile.
Marcello Carrozzo
Guida Ambientale Escursionistica
“Nella Terra delle Gravine, nel corso dei millenni, molti sono i luoghi in cui è stato praticato il culto dell’Arcangelo Michele, il principe degli angeli, colui che, stando al libro della Rivelazione guiderà un giorno le forze del Bene contro quelle del Male. Un culto già ampiamente venerato nell’orizzonte culturale e religioso di ispirazione greca: essendo a capo delle milizie celesti l’arcangelo Michele poteva ben rappresentare l’archistratigos, il comandante supremo ed il protettore delle armate imperiali ed in tale veste la sua icona si trova ampiamente rappresentata all’interno delle chiese di influenza bizantina.
La diffusione capillare del suo culto in ambiente Occidentale si deve soprattutto ai Longobardi dai quali fu eletto santo nazionale. In Occidente esso ha caratteristicamente connotato le grotte, in specie quelle dalle cui pietre trasudava, unitamente allo stillicidio delle acque, un’irriducibile spiritualità religiosa di lunga durata, espressione fra le più rappresentative di un popolo e fondanti della sua mentalità.
Come dimostrano le indagini archeologiche, infatti, le grotte attestanti il culto dell’arcangelo dimostrano di aver già ospitato, e talvolta sin dal Neolitico, manifestazioni della più varia religiosità. Replicando un atteggiamento tenuto in altre situazioni analoghe, il Cristianesimo e la chiesa ufficiale non fecero altro che sostituire questi antichi culti, considerati ormai di stampo pagano, con quello dell’Arcangelo Michele.
Il pellegrinaggio implica, se non l’assunzione di un impegno solenne, almeno l’opportunità di riflettere sul senso più profondo di esso. Pellegrinaggio racchiude sia il significato di uscire dalla propria città ed andare vagando, sia quello di rendersi forestiero, idee che riassumono il desiderio di perdersi per strada, abbandonando quella ben nota lungo la quale ci si era comodamente incamminati, per ritrovarsi lungo un percorso ignoto che, in specie nel segno del sacro, promette una nuova conciliazione.
All’interno di "pellegrino" si cela, tuttavia, qualcosa di più forte, di quasi violento come la consapevolezza dell’autoesilio, il desiderio di rigettare la propria natura o condizione data per vestire un habitus mentale, spirituale o intellettivo diverso, maggiormente volto al compimento, o al completamento di uno scopo.”
Vincenzo Antonio Greco
La Terra del Grand Tour - ARTEBARIA Edizioni
CARTA GENERALE DEL CULTO MICAELICO E ANTICHE STRADE

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I SIMBOLI

La Conchiglia
Nel medioevo, il pellegrino che compiva il viaggio per penitenza, doveva riportare un segno tangibile del suo iter: la Palma da Gerico, le Chiavi da Roma, la Fiala della Manna da Bari, la Conchiglia da Compostela.

Crux Aselli
Ritrovata casualmente in località Triglie, in una fenditura adiacente ad una grotta scavata nel tufo, la crocetta inscritta (Crux Aselli) in bronzo, probabilmente apparteneva al corredo di una tomba di età longobarda.
Attualmente sono in corso ricerche per attestarne l’origine e la datazione.
